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Dove le parole diventano Sms!

Vendere online. 3 cose che i commercianti dovrebbero sapere.

Se avete un negozio, un’attività commerciale di quartiere piuttosto che un piccolo/medio supermercato e vi ritrovate – quotidianamente – a fare i conti della serva tra volantini, offerte speciali, sottocosto, vendite a meno un punto (ma anche meno due o più punti)…

Se la guerra degli sconti si concentra sempre sulle stesse referenze; ormai vendute in perdita con la speranza che il cliente acquisti anche qualche prodotto sul quale marginate di più…

Se siete sempre alla ricerca di nuove strategie per attirare clienti nel vostro punto vendita mentre questi diminuiscono per sempre più settimane l’anno ed i periodi nei quali riuscite a realizzare discreti fatturati si contraggono tremendamente…

… Sappiate che

Cosa numero UNO

Se da un lato è vero che solo il 6% dei fruitori del web comprano online alimenti freschi (frutta, verdure, carne) e che è leggermente più alto l’acquisto online di vino e bevande alcoliche (11%) e di prodotti alimentari confezionati (12%).

Alcune categorie di largo consumo stanno guadagnando popolarità tra gli online shoppers, come i prodotti di bellezza e per la cura della persona che sono acquistati via internet dal 28% degli italiani.

La quota dei beni di largo consumo venduti online ha superato ormai, nel 2017, l’1% del totale.

Direte: “Ok, l’1%. Di cosa stiamo parlando? Briciole?”. Sì, è vero, briciole.

Ma queste briciole valgono 544 milioni di euro nel 2016. Più di 5 milioni di famiglie italiane lo hanno fatto. E la crescita è stata di quasi il 30% rispetto al 2015.

Sapete di quanto è cresciuto in totale nel 2016 (rispetto al 2015) il mercato dei beni di largo consumo? 1,6%.

Non è un caso se il CEO di L’Oreal ha recentemente dichiarato che il mercato online è diventato un vero motore di crescita per i beni di largo consumo.

Cosa numero DUE

Il più grande marketplace online presente in Italia è Amazon.it

Ha aperto i battenti nel 2013 (in pratica l’altro ieri) ed ha un centro logistico di 70 mila metri quadri in provincia di Piacenza.

Questo è solo uno dei 25 centri logistici di Amazon in Europa. Ma come, direte, solo uno in Italia? Sì, perché, per il momento, il fatturato online di Amazon in Italia è il 10% di quello del Regno Unito ed i clienti sono solo il 20% di quest’ultimo.

Tuttavia, già quest’anno, Amazon aprirà un secondo centro logistico vicino Roma ed assumerà più di mille persone.

L’investimento sarà di oltre 150 milioni di dollari. Un motivo ci sarà, o no?

Cosa numero TRE

E nonostante la crisi dell’ultimo periodo, nel mercato si registra una forte crescita dei prodotti premium, cioè di tutti quei prodotti con un prezzo superiore del 20% rispetto alla media del mercato. Anche in Italia i consumatori sono sempre più alla ricerca di prodotti in grado di attrarli sia da un punto di vista razionale che emotivo. Infatti, i dati mostrano che la crescita di questi prodotti è più forte di quella registrata nella maggior parte delle categorie del mercato dei beni di largo consumo.

Interessante evidenziare inoltre che questo fenomeno è spesso legato non tanto ai brand leader della categoria quanto più a quelli di nicchia, che sempre più negli ultimi anni stanno adottando vincenti strategie di differenziazione rispetto al resto del mercato.

Va bene, direte, che ci frega? Beh, vi frega perché il 21% di questi consumatori (quindi 1 su 5) i prodotti premium li compra online. Abitualmente.

E stanno crescendo.

E allora, che si fa?

E allora, ogni commerciante dovrebbe farsi persuaso che sul web c’è una vagonata di potenziali clienti che lo sta aspettando. Ed a questo treno continuano ad aggiungersi vagoni, giorno dopo giorno.

Mentre Confcommercio denuncia la chiusura di circa 500 negozi al mese nel solo 2016, su Amazon ed Ebay il numero di utenti che aprono un negozio continuano ad aumentare. Il trend non conosce tassi negativi.

Nei prossimi 5 anni si giocheranno le sorti del commercio in Italia. È il momento di aprire online. È il momento di dire: “Ci sono! Se non ora, quando?”.

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